Auto con targa estera
Una norma inserita nel Decreto Sicurezza recentemente approvato dal Senato, impedisce a persone che risiedono in Italia da più di 60 giorni di circolare sulle nostre strade con targa straniera. Vediamone i dettagli.
Queste norme che regolamentano le targhe estere devono essere approvate entro il 30 settembre 2019 e avranno risvolti a livello fiscale e di sicurezza visto che le targhe di veicoli stranieri non presenti nelle nostre principali banche dati, rendono più difficili le procedure per risalire ai responsabili di eventuali infrazioni, senza dimenticare la prassi di utilizzarle per evitare il pagamento della tassa di possesso o dell'assicurazione, costituendo un pericolo anche per gli altri automobilisti.
La normativa attuale
Oggi la legge è molto più permissiva nei confronti di chi, pur risiedendo in Italia, viaggia a bordo di veicoli con targa straniera: l'articolo 132 del Codice della strada consente a questi automobilisti di circolare per 12 mesi, poi scatta l'obbligo teorico di re-immatricolazione, pena una sanzione da 84 a 335 euro.
La nuova norma
Ora la sanzione è diventata più salata va dai 712 ai 2.848 euro. All’applicazione della multa l’auto con targa straniera verrà tenuta in deposito per sei mesi. Dopo questi 180 giorni, in caso di non reimmatricolazione, scatterà la confisca. Un veicolo con targa estera può quindi, circolare in Italia solo con la documentazione che comprovi l’autorizzazione data dal proprietario al suo utilizzo in Italia per un periodo di tempo prestabilito e riportato sulla documentazione stessa.
Se la documentazione non è stata prodotta scatta una multa da 250 a 1.000 euro, ci sono poi 30 giorni per presentare il documento mancante. In caso si superi questo termine, scatta il fermo amministrativo del veicolo. Rimangono infine altri 60 giorni per mettersi in regola, scaduti i quali viene riconsegnata al conducente l’auto con targa straniera, ma viene inflitta una multa da 705 a 3.526 euro.
Eccezioni
Ci sono però delle eccezioni, che potrebbero rendere la norma un po' meno severa, come nel caso specifico di un “veicolo in leasing o in locazione senza conducente di un'impresa costituita in un altro Stato membro dell'Unione europea, che non ha stabilito in Italia una sede secondaria o un'altra sede effettiva”.
In sintesi, non ci sarà alcun problema se vi viaggia in Italia con un'auto o un mezzo di trasporto intestato ad una società che ha sede in UE, a patto che a bordo del veicolo ci sia un documento, sottoscritto dalla società proprietaria del mezzo, dove siano specificati i motivi e la durata della disponibilità dell'auto data in leasing o in locazione.